ancora

1. Come avverbio di tempo, indica la persistenza di una azione durativa o di uno stato ( deve a. aspettare ; è a. febbricitante ) oppure la ripetizione di una azione momentanea ( dammene a. ) o di una sua determinazione sintattica ( “Che cosa vuoi bere?” “A. acqua” ).
2. Associato a che, forma una loc. congiuntiva concessiva: Alessandro, sentendola aprire, ancora che gran paura avesse, stette pur cheto (Boccaccio); anche assol., in questo senso.

   Ch'io ti conosco, ancor sie lordo tutto

Lat. hanc horam ‘quest'ora’ •sec. XIII.

1. Arnese di ferro con due o più bracci ricurvi a punte uncinate ( marre ), che facendo presa sul fondo (o sul terreno) serve a trattenere gli ormeggi di un galleggiante (o di un aerostato).
2. In orologeria, pezzo essenziale di un tipo di scappamento (detto appunto ad a. ), munito di due denti che, oscillando, ingranano alternativamente nella ruota di scappamento e in un braccio collegato al bilanciere o al pendolo, trasmettendo il movimento.
3. In fisica, sbarretta di ferro dolce che si pone aderente alle estremità polari di un magnete per impedirne la smagnetizzazione, o poco discosto da quelle di un elettromagnete per subirne l'attrazione quando questo viene eccitato.

Lat. ancŏra, dal gr. ánkӯra •sec. XIII.

1. Ormeggiare gettando l'ancora.

   a. una nave

2. Fornire di ancoraggio una struttura, agganciare (anche + a ).

   a. una mongolfiera al suolo

3. Poggiare su determinate basi (anche + a ).

   a. un ragionamento a solide premesse

4. Nel linguaggio finanziario, ammettere la convertibilità di una moneta in oro o in altra valuta di riferimento (anche + a ).

   a. l'euro al dollaro

5. Nel linguaggio politico e giornalistico, subordinare la conclusione di un accordo, ecc., a degli eventi (anche + a ).

   a. la firma dei contratti alla riduzione dell'orario di lavoro

1. Aggrapparsi saldamente (+ a ).

   a. a un appiglio

intransitivo pronominale

Gettare l'ancora, ormeggiarsi.

Der. di ancora ² •inizio sec. XVI.